COMITATO SAN DOMENICO ONLUS |
PONTIFICIO ORGANO "DOM BEDOS-ROUBO" BENEDETTO XVI | |
IL RESTAURO DELLA CHIESA DI S.DOMENICO
VISTO DAI
TECNICI |
Tutti gli articoli di questa sezione provengono dal Supplemento al quindicinale "Frontiere" del 21/12/1999 per gentile concessione della Società cooperativa Massimo Rinaldi
Un tempo per DISTRUGGERE, uno per RICOSTRUIRE
di MARIASANTA VALENTI e CLAUDIO BLASETTI
Dal "diario di bordo" degli architetti, le immagini del "prima" e "dopo" i lavori, l'avventura del recupero di San Domenico
La fase di completo abbandono e di di decadimento del complesso domenicano iniziato ai primi dell'Ottocento con l'occupazione delle truppe napoleoniche, si perpetuò negli anni successivi quando fu utilizzato come dormitorio della truppa e come stalla per poi essere dal 1924 al 1940 affittato ad un privato ed utilizzato come segheria. Quando nel 1978 la Soprintendenza ha i primi mezzi per intervenire sulla chiesa di San Domenico, questa si trova in stato di completo abbandono ed il primo esiguo finanziamento a disposizione, viene speso al solo scopo di tamponare una situazione di degrado, cercando di eliminare almeno la caduta di materiali dal tetto. Con il terremoto del 1979 la situazione precipita, con il crollo quasi totale delle coperture: di fatto, resistono solo alcune capriate pericolanti. Agli anni Ottanta risalgono i primi interventi sistematici della Soprintendenza, resi necessari dal peggioramento dello stato di conservazione della chiesa per cui, in fasi successive scandite dai vari stanziamenti di fondi, si cerca di tamponare una situazione ormai disperata. Fra il 1979 e il 1982, con due successivi stanziamenti, vengono rifatte le coperture dell'abside e del transetto e viene realizzato un collegamento summitale sui muri perimetrali della chiesa. Segue un altro periodo di fermo, durante il quale l'interno di San Domenico, privo di copertura, si trasforma sempre più in un bosco: spiccano, su tutti, alberi di fico talmente alti da uscire dai finestroni settecenteschi. Gli affreschi ancora esistenti all'interno e che non erano stati staccati in precedenza, esposti ormai alle intemperie si trovavano in gravissimo stato di degrado. Il 1994 è l'anno della svolta: mentre il comune delibera la restituzione della chiesa alla Diocesi, in previsione di primi interventi sulle coperture si provvede al disboscamento dell''interno e alla realizzazione del sottofondo per la futura pavimentazione. Subito dopo, tra il 1995 e il 1996, due cospicui finanziamenti permettono di intevenire in modo sostanziale e definitivo sul tetto della navata centrale arrestando così il continuo degrado delle strutture murarie e, soprattutto, delle superfici decorate con affreschi e stucchi settecenteschi. E' in questa occasione che si provvede anche al consolidamento del maestoso campanile. La copertura viene rifatta in legno, riprendendo fedelmente il disegno e l'ubicazione delle antiche capriate e dei mensoloni di sostegno. Vengono messe in opera venti capriate in legno di castagno, lavorate in loco e opportunamente dimensionate rispetto alle notevoli dimensioni della chiesa: 60 metri di lunghezza per una larghezza di 15 e un'altezza di 16 metri all'imposta della catena. Una volta assicurata l'agibilità degli interni, i lavori di risanamento strutturale possono cedere il passo ad un intervento organico che preveda soprattutto il recupero e il salvataggio degli elementi decorativi, in stucco e ad affresco, presenti in forma frammentaria all'interno e per lo più celati da strati di calce e intonaco. Finalmente - siamo nel 1998 - si può cominciare il restauro interno completando anche il lavoro di rifacimento delle coperture della chiesa nelle due cappelle laterali del transetto, restituite alla loro destinazione originaria dalle autorità militari. A1 momento dell'intervento le pareti della chiesa si presentano coperte da strati di intonaco e calce sovrapposti, stesi in tempi recenti e tali da coprire completamente le tracce ancora superstiti di pittura. Gli intonaci risultano per lo più spanciati ed in larghe zone staccati dal muro, mentre nella parte alta delle pareti, immediatamente al di sotto delle capriate, i percolamenti di acqua piovana ne hanno causato la perdita totale. I profili degli altari gentilizi, eretti nel corso del Cinquecento lungo i fianchi della navata e rimossi in tempi relativamente recenti, si distinguono chiaramente essendo stati tamponati, dopo la loro rimozione, con intonaci diversi rispetto a quelli delle pareti. Per il resto, delle pitture che un tempo decoravano la chiesa, sono visibili soltanto gli affreschi superstiti all'interno delle nicchie aperte nelle pareti a diverse altezze, in quanto molti erano stati distaccati nell'ultimo secolo nel tentativo di salvare quanto possibile di un edificio ormai prossimo alla rovina. Il lavoro è stato finalizzato allo scoprimento, al di sotto dello scialbo bianco di superficie, di quanto ancora poteva sopravvivere delle antiche decorazioni affrescate, in modo da renderne possibile il recupero prima del rifacimento degli intonaci, anche se tale sistemazione ha potuto riguardare solo la parete sinistra. Si è trattato di un lavoro particolarmente complesso poiché molto spesso, su una superficie di enorme dimensione, sono stati portati alla luce piccoli frammenti di colore, apparentemente privi di significato all'interno di un edificio che ha subìto assai complesse vicende storiche.Nel lavoro di scoprimento si è cercato di non privilegiare un momento particolare della storia dell'edificio ma semplicemente di portare alla lucetutto quanto era possibile, in modo da non perdere ulteriore materiale documentario, fosse anche di qualità inferiore. Un problema che si è posto nella presa degli intonaci, viste le varie stratificazioni ritrovate e che si sono succedute nel tempo fino alla parte ultima con le decorazioni in stucco, è stato quello di scegliere la quota nella quale impostare il nuovo intonaco. La scelta progettuale è stata quella di rifarsi all'ultimo strato più recente, lasciando in sottosquadro tutte le tracce di decorazioni riportate alla luce dal paziente lavoro di scialbatura. Il tutto è stato svolto con la consapevolezza che la riapertura dell'edificio debba partire dalla comprensione delle sue vicende storiche e dell'aspetto che ebbe nei secoli nonchè dal recupero di quanto ancor oggi rimane di questo passato, garantendone l'inserimento all'interno di un allestimento filologicamente rispettoso dei segni della storia.